Professore di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale. Esperto di approcci ludici alla didattica dell’antico e dell’uso della multimedialità nelle discipline classiche. Membro del Consiglio direttivo della Consulta Universitaria di Studi Latini. Autore per Sanoma di numerosi testi per i Licei. Fa parte della redazione della rivista (fascia A) LEXIS. Poetica, retorica e comunicazione nella tradizione classica.
Almeno della nascita della letteratura sappiamo che l’uomo si è sempre chiesto che cosa sia la felicità. Oggi la biologia e la neurologia ci permettono di identificarla e forse addirittura misurarla osservando specifici neurotrasmettitori: serotonina per la tranquillità, dopamina per la gratificazione, adrenalina per l'eccitazione. Ma gli antichi, che di molecole sapevano ben poco (ma erano composti della nostra stessa materia), come la concepivano? La conferenza offrirà una lettura dal punto di vista delle scienze cognitive della concezioni antiche della felicità, presentando alcuni passi famosi e correggendo letture sbagliate, come il carpe diem di Orazio, spesso frainteso con un invito a vivere in modo intenso ogni momento; una lettura che i romani non avrebbero apprezzato, ma che certo ha fatto presa in un mondo che ricerca la felicità attraverso esperienze sempre più estreme e la pressione costante a rendere straordinaria la propria vita, a costo, paradossalmente, di diventare infelici.
Con la partecipazione dell'UNICEF Comitato Provinciale
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