Linguista, lessicografo, ha insegnato Linguistica Generale all’Università di Trieste, focalizzando i suoi interessi sui meccanismi cognitivi della lettura e della scrittura, sulla lessicologia e sulla lessicografia (in particolare sui neologismi e sul lessico fondamentale), sulla scrittura giornalistica e più in generale sull’insegnamento dell’italiano. Tra le altre pubblicazioni: (con Manlio Cortelazzo) Dizionario di Parole Nuove 1964-1984, Loescher, Torino 1986 (1989); Manuale di scrittura giornalistica, UTET Università, Torino 2011; A scuola d’italiano a 150 anni dall’Unità, Il Mulino, Bologna 20; (con Manlio Cortelazzo) DAIF, Dizionario Antologico Italiano Fondamentale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2012; L’arte di riassumere, introduzione alla scrittura breve, Il Mulino, Bologna 2015. Ottiene il Premio 2019 dell’Accademia dei Lincei per la lingua italiana nelle scuole.
La lingua, contrariamente all’immagine ingessata delle grammatiche puriste, è costantemente soggetta al cambiamento. I neologismi, cioè le parole nuove, non ne rappresentano una minaccia, ma ne sono la linfa vitale e si alimentano attraverso la comparsa di oggetti nuovi, nuove esperienze sociali, apporti di altre lingue. Ma la lingua ha anche una tendenza alla conservazione e si presenta come un sistema stabile che tende a mantenersi in equilibrio. E se il lessico la rinnova continuamente secondo le regole esistenti, che cosa può succedere se l’equilibrio viene minacciato dall’ingresso di fonemi nuovi, grafemi nuovi, radicali nuovi? La discussione sul linguaggio inclusivo e il bisogno di rappresentazione della fluidità dei generi può mettere in crisi quei vincoli?
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